LA MORTE, IL LUTTO E IL SIGNIFICATO DELLA SPIRITUALITA’: ATTRAVERSARE LA PERDITA PER RITROVARE IL SENSO DELLA VITA

La morte è una realtà che accomuna ogni essere umano, eppure è uno degli argomenti più evitati nella nostra società.

In molte culture e religioni, la morte è stata personificata, trasformata in simbolo per aiutarci a comprenderla e affrontarla. Eppure, oggi sembra essere un tabù: viviamo in un’epoca che celebra il piacere, la bellezza e il successo materiale, mettendo da parte la riflessione su ciò che è inevitabile per ognuno di noi. Parlare di morte significa riflettere non solo sulla fine, ma sul significato della vita stessa.

Il lutto

Il lutto è il processo attraverso cui elaboriamo una perdita, e non riguarda solo la morte di una persona cara. Può trattarsi della perdita di un lavoro, di una relazione, di una casa, di una certezza. Ogni perdita ci toglie qualcosa di noi stessi, e il percorso per integrare questo vuoto è spesso doloroso.

Lo psicologo Elisabeth Kübler-Ross ha identificato cinque fasi del lutto: negazione, rabbia, patteggiamento, depressione e accettazione. Queste fasi non sono lineari e non tutti le attraversano nello stesso ordine o con la stessa intensità. Ciò che conta è permettersi di viverle: bloccare una di queste fasi significa interrompere il processo di guarigione e rimanere intrappolati nel dolore.

Il ruolo dei riti funebri e l’impatto della pandemia

I riti funebri hanno sempre avuto una funzione importante: aiutano a esorcizzare l’angoscia della morte, a segnare il passaggio e a creare un ponte tra chi resta e chi se ne va. Sono un momento di condivisione, di accettazione collettiva della perdita, che facilita il processo di lutto.

Durante la pandemia da Covid-19, molte persone hanno perso i propri cari improvvisamente, senza la possibilità di stare loro vicini negli ultimi momenti di vita. Per molti, non è stato possibile nemmeno celebrare un rito funebre, privandoli di un passaggio essenziale per accettare la separazione. Questo ha lasciato ferite profonde, rendendo più complessa la rielaborazione del dolore.

La morte come riflessione sulla spiritualità e sul senso della vita

Le domande sulla morte – cosa ci attende dopo, se esiste un «dopo» – sono da sempre al centro della spiritualità umana. Che si creda o meno in una dimensione ultraterrena, è fondamentale ritornare a riflettere su queste tematiche, perché il significato che attribuiamo alla morte influenza il modo in cui viviamo, il rapporto con gli altri e la visione di noi stessi.

Dare un senso alla perdita e agli eventi che accadono nella nostra vita richiede di riconnettersi con una dimensione spirituale, personale e universale al tempo stesso. Non si tratta di aderire a una specifica religione, ma di trovare un significato che permetta di accettare la finitezza della vita e, al contempo, valorizzare il tempo che abbiamo con i nostri cari.

Superare il tabù della morte

Spesso non si può nemmeno pronunciare la parola MORTE, usiamo dipartita, «se n’è andato», parlare di morte non significa essere maleducati, insensibili come alcuni vogliono insinuare, ma abbracciare la totalità dell’esperienza umana e riconoscere l’esistenza stessa della morte. È solo accettando la fine che possiamo vivere davvero, con maggiore consapevolezza e gratitudine. Riscoprire la spiritualità e il valore dei riti può aiutarci a dare senso non solo alla perdita, ma anche alla nostra stessa esistenza.

Forse, proprio iniziando a riflettere su ciò che ci spaventa di più, possiamo ritrovare una connessione più profonda con noi stessi, con gli altri e con il mistero della vita.

Dr.ssa Lina Pietroboni