Ogni fiamma ha bisogno di cura.
Questo pensiero mi accompagna spesso in primavera inoltrata, quando la luce cresce, le giornate si allungano e la natura esplode in una vitalità contagiosa. È il periodo dell’anno in cui l’energia tende spontaneamente verso l’esterno, e anche dentro di noi si accende il desiderio di fare, creare, esprimersi. Ma proprio come una fiamma, anche questa energia ha bisogno di essere custodita, nutrita e orientata con consapevolezza, altrimenti rischia di bruciare troppo in fretta o di spegnersi sotto il peso della confusione.
Nella simbologia dei Cinque Elementi, il Fuoco è legato alla stagione estiva (il suo inizio si percepisce già ora, nel pieno della primavera), ed è connesso al cuore, alla gioia, alla comunicazione e alla capacità di relazionarci con apertura. È un’energia che ci invita a brillare, ma che allo stesso tempo può facilmente diventare eccessiva o disordinata, portandoci a vivere momenti di sovrastimolazione, ansia o frenesia.
Ecco perché questo è un momento prezioso per dedicarsi a pratiche che aiutino a bilanciare e sostenere il Fuoco, accogliendone le qualità senza esserne travolti.
Che tipo di yoga è indicato in questo periodo?
In questa fase dell’anno può essere molto utile alternare due approcci complementari: una pratica yin che accompagni verso l’ascolto e la centratura, e una pratica yang che permetta all’energia di muoversi ma con intenzione e misura.
La parte yin lavora in profondità sul tessuto connettivo e agisce sui meridiani legati all’elemento Fuoco (cuore, intestino tenue, pericardio e triplice riscaldatore), favorendo il rilascio di tensioni interne e aiutando a coltivare uno stato di calma vigile. È una pratica lenta, ricettiva, spesso introspettiva, che ci ricorda quanto sia importante lasciare spazio all’ascolto e alla quiete, anche quando fuori tutto sembra chiedere movimento.
La parte yang, invece, è più dinamica e riscaldante, ma non per questo frenetica. L’invito è quello di scegliere sequenze che lavorino sull’apertura del petto, sulla mobilità delle spalle, sulla connessione con il respiro e sulla fluidità del movimento. Non si tratta di “spingere”, ma piuttosto di attivare l’energia vitale con rispetto, come si soffia su una brace per mantenerla accesa senza farla divampare.
Il fuoco interiore va coltivato, non forzato
Questo è un buon momento per osservare come ci relazioniamo alla nostra energia vitale: siamo in ascolto o in reazione? Abbiamo bisogno di ricaricarci o di scaricare l’eccesso? Come ci sentiamo nel cuore, nello sterno, nel respiro?
Sostenere l’elemento Fuoco significa anche onorare la nostra capacità di stare in relazione – con noi stessi, con gli altri, con la vita – con autenticità e presenza. Significa lasciarsi toccare dalla bellezza dell’estate che si avvicina, senza perdere il contatto con il centro.
Nel tempo della luce piena, la pratica yoga può diventare un prezioso strumento per coltivare equilibrio, gioia e radicamento. E, come sempre, per tornare a casa: dentro di noi.